triesteIn linea con le previsione meteo, giornata gagliarda sferzata da una boretta iniziale sui 15 nodi che diventa bora moderata con l’andare delle ore.
Consueto spettacolo mozzafiato fornito dalla presenza di oltre 1600 barche di ogni foggia e dimensione, dai maxi alle golette, dalle passere istriane ai melges24 ad ogni sorta di barca da regata e di crociera. Tutto intorno, Trieste -­‐ autentica città di marinai -­‐ riluce di sole e di freschezza marinaresca per questo degno epilogo di una settimana di eventi e di regate. Come da programma, la Sezione partecipa con due J24, noleggiati appositamente per dare l’opportunità ai soci di prendere parte ad un evento unico al mondo, seguito da ampia copertura televisiva con rai 3 che trasmette in diretta l’intero evento. Il raid dei 5 componenti del Gruppo Regate Altura della sezione (Anna, Massimo, Leonardo, William, Angelo con l’aggiunta di due giovani soci triestini: i figli di William già protagonisti con un grandissimo secondo posto nella regata della categoria Passere Istriane), inizia sabato mattina con la presa in consegna delle barche presso Izola, in Slovenia. Subito, nel corso del check-­‐in, ci si rende conto di come risulti sempre conveniente anticipare la preparazione alla partecipazione ad eventi di questo livello. Le barche noleggiate sono infatti le ultime rimaste.

E si vede: vele sfibrate in condizioni pietose, landa d’attacco strallo rialzata e mezza staccata, strozzascotte che non tengono, coppiglie arrugginite, draglie lasche, carena incrostata. Dopo animata discussione -­‐ che prende pure in conto l’eventuale rinuncia ad una delle barche, anche in previsione della bora moderata per l’indomani -­‐, si decide di prendere in consegna con l’avvertimento formalizzato di possibile non utilizzo in caso di condizioni che possano mettere a repentaglio la sicurezza dell’equipaggio.


Il rientro verso porto piccolo a Trieste è utile per familiarizzare con le manovre, lo spi, i ruoli di bordo. Domenica sveglia di buonora e subito alle barche -­‐ nel frattempo trasferite al porto vecchio -­‐ per le sistemazioni possibili.
Alle 9, ormeggi mollati alla volta di Barcola per iniziare l’avventura. Il vento inizia a subito sbuffare. La Bora presenta il suo biglietto da visita.
Arrivando sulla zona di partenza, si dispiega progressivamente uno scenario magico fatto di centinaia di barche a vela stagliate sullo sfondo di un mare blu, increspato dal bianco delle ochette, che incrociano sotto raffiche sempre più forti.

Come bambini a Disneyland, ci lasciamo sopraffare dalla meraviglia suscitata dal passaggio di barche incredibili come Deep blue, alla fina vincitrice, o di Arca con le sue immense vele nere, oppure rimaniamo incantati al passaggio sopravento di Marisca, splendido 15 metri stazza internazionale del 1908, tutto invelato e sbandato di 25 gradi. Velocemente arriva il colpo di cannone. I due J della sezione, iscritti nel VII raggruppamento, si spaiano con quello timonato da William (numero mascone 1398, equipaggio Leonardo, Giorgio e Andrea) più sopravvento in zona più affollata e quello timonato da Angelo (mascone 1408, equipaggio Anna e Massimo) leggermente sotto ma avanzato sull’allineamento.

La discesa alla prima boa, a circa 4,3 miglia per 210 gradi, è una lunga cavalcata per cercare di arrivare in boa il più puliti e liberi possibile. ...cosa ardua in mezzo a 1600 barche che cercano di fare la stessa cosa.
Il vento è un pò stretto per issare gli spi, che infatti sono molto pochi; di jennaker qualcuno in più. Come prevedibile e come da tradizione, alla boa si scatena il finimondo: Barche che sbucano da tutte le parti, si infilano da sotto, da sopra, ...ti vengono addosso obbligate da altre che le chiudono.
Il gioco è quello di guadagnare più sopravvento possibile subito dopo la boa per potersi liberare e, più o meno, controllare la risalita fino a Mark2, disimpegno a circa 0.9 miglia per 332 gradi.
1408 viene centrato in pieno da un barcone di 14 metri che si ingaggia da sopravvento appena girata la boa e lascia il suo bel ricordo stampato nel jelcoat della murata di dritta. Doppiato Mark 2 inizia la risalita verso Mark3, distante circa 4 miglia per 40 gradi, con la bora che inizia a fischiare. All’inizio del lato, è puro divertimento con barche sbandate, veloci e incroci adrenalinici. Dalla metà lato, inizia la sofferenza. Il vento sale progressivamente all’avvicinarsi in costa dalla quale si scaricano giù per le valli raffiche sempre più forti. I due J, piccoli fuscelli, iniziano a soffrire nello stringere il vento, si sdraiano in straorza sempre più frequentemente.
A differenza di 1398 -­‐ la cui randa può venire e, infatti, viene terzarolata -­‐, la randa di 1408 non ha brancarelle di riduzione quindi i quasi 30 nodi, a cui è giunta l’intensità delle raffiche, si prendono con vela piena.
A ciò si aggiunge altra incredibile caratteristica di fabbrica, non vista o dichiarata durante la consegna: le murate sono piene di fori da cui entra copiosa l’acqua ogni qualvolta la barca si piega o sdraia. Ci si ritrova quindi con imprevedibili water ballast sempre più pieni sotto il pagliolato e dentro i gavoni del quadrato.
Un terzo dell’equipaggio (cioè uno di tre: l’eroico Massimo) deve, da quel momento, dedicarsi allo sgottamento continuo da sottocoperta armato di bugliolo. Le condizioni diventano sempre più dure.
Molte barche iniziano ad accusare avarie, diverse si ritirano.
Anche i due J della sezione, a fronte dell’estrema difficoltà ad avanzare verso la boa del Castello di Miramare, considerano l’eventualità.
La boa è sempre laggiù alta nell’acqua, spumeggiante sotto l’alito di una bora
che ora nella raffica supera i 30 nodi.
Le virate spesso non riescono per stallo. Allora si ritorna sul bordo, il trincarino torna sott’acqua, sotto coperta sono nuove cascate d’acqua dai fori della murata, si cerca di stabilizzare per prendere un po’ di abbrivio e ritentare la virata.

A quel punto, la tentazione di mollare, arrendersi come tante altre barche hanno già fatto, si palesa. Ma è un attimo. Basta guardarsi negli occhi, alzare lo sguardo verso la boa laggiù a non più di 400 metri sopravvento, abbassarli sull’acqua per notare che comunque avanziamo. E allora, …sursum corda, non si molla e si procede! Doppiato Mark3 non è finita. Ci manca l’ultimo cancello davanti al faro della Vittoria, distante 2,5 miglia per poi puggiare verso il traguardo davanti a piazza Unità con rotta 160.

1408 e 1398 avanzano indomiti a poca distanza l’uno dall’altro. La balumina di 1408 va in brandelli cosi come la tasca trasparente sopra la base. Ma si va avanti, a qualunque costo verso l’obiettivo di concludere questa regata gagliarda. Giunge sul traguardo per primo 1398 timonato da William che chiude al 39esimo posto di gruppo su 150 barche e 732 in classifica generale su 1614. Poco dopo, 1408 chiude rispettivamente al 41esimo di gruppo e 754 in generale. Al di là del risultato sportivo, rimane la bellezza di aver vissuto una regata indimenticabile e l’orgoglio di aver rappresentato i colori della Sezione in una manifestazione che -­‐ per come è organizzata, per il contesto che la ospita, per lo spirito ed il clima che si respira girando per questa magnifica e splendida città di mare -­‐ esprime l’essenza stessa della nostra passione. Così come la consapevolezza di aver fornito, come sezione, l’opportunità ai soci partecipanti di fare un’intensa esperienza di yachting autentico. Allora, una promessa: la sezione di Milano sarà presente in forze a Barcolana55! ...ma con barche noleggiate per tempo.

 

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